1 - La triade: introduzione e definizioni
La triade:
introduzione e definizioni
Tra i
macroelementi nell’acqua marina troviamo calcio, magnesio e
carbonati/bicarbonati che rivestono un ruolo fondamentale nelle barriere
coralline e quindi anche nei nostri acquari.
Infatti
questi elementi chimici sono i principali componenti delle barriere coralline e
rappresentano i “mattoni” costituenti di tutti i coralli denominati a scheletro
duro o più precisamente dell’ordine scleractinia.
La biomineralizzazione
Il processo con
cui la natura ha creato estensioni di svariati chilometri quadri di barriere
coralline (oltre 280.000 Km2) è denominato biomineralizzazione,
ovvero il processo che permette il trasporto e la precipitazione di calcio e carbonato per
formare uno scheletro calcareo corallino (principalmente aragonite).
Lo studio della scheletogenesi, quindi la calcificazione dei coralli, è iniziato più di 150 anni fa. Tuttavia ad oggi, le conoscenze rimangono ancora frammentarie e non complete, poiché gli studi, non sono ancora terminati ed hanno coinvolto la non totalità delle specie esistenti ermatipiche.
Immagine
SEM (microscopio elettronico) di scheletro di scleractinia ©photo credit
web
Inizialmente
è stata considerata solo come un processo mineralogico in cui l’elemento di
base, lo scheletro, si formava e accresceva senza alcun coinvolgimento
biologico, ovvero attraverso la formazione-precipitazione di un singolo
cristallo ortorombico di aragonite [2], successivamente è stata introdotta la tesi
dei processi indotti biologicamente e regolamentati da parametri chimico-fisici
ambientali e quindi ancora biotico-dipendenti [3], fino ad arrivare a processi anche
regolamentati da importanti matrici organiche ma sempre dipendenti
dall’ambiente circostante [4].
Questo per
dire, che indipendentemente dalla specie di corallo o dal reale processo di
biomineralizzazione, i coralli duri assorbono gli elementi necessari in forma
ionica dall’ambiente circostante (acqua marina), e che questo è pur sempre una
formazione di un precipitato cristallino, che risente delle influenze
chimico-fisiche dell’ambiente circostante. Un bravo acquariofilo, quindi, deve
preoccuparsi di mantenere costanti e ai corretti valori questi parametri,
mentre i nostri coralli faranno il resto.
Per meglio
capire questi processi, dobbiamo focalizzarci, su quali sono i parametri che
realmente influenzano la reazione di precipitazione dell’aragonite che altro
non è che una forma cristallina di carbonato di calcio, comunemente chiamato
“calcare”.
La precipitazione di un cristallo
In chimica
definiamo con il termine “precipitazione”, la condizione per cui si genera la
formazione di un composto che da uno stato liquido (ma non il solo), tende a passare
allo stato solido e quindi a depositarsi sul fondo (da qua deriva il termine
precipitazione), questo può avvenire per effetto di una reazione chimica oppure
per il crearsi di particolari condizioni chimico-fisiche.
Infatti, la
cristallizzazione può avvenire, se si viene a creare una limitata solubilità di
un composto in un solvente in determinate condizioni di temperatura e
pressione. La cristallizzazione, quindi, è il processo di formazione di un
materiale cristallino a partire da un liquido, un gas o un solido amorfo. I
cristalli così formati hanno una struttura interna altamente regolare, la cui
base è chiamata reticolo cristallino.
cristallo
di aragonite ©photo credit web
La reazione
di precipitazione si può suddividere in tre fasi:
1 - Sovrasaturazione;
2 - Nucleazione;
3 - Crescita
La sovrasaturazione è la forza spingente che
regola il processo di cristallizzazione e sotto la quale si ha la formazione
dei nuovi cristalli e la crescita dei cristalli già esistenti.
La
sovrasaturazione si riferisce ad una soluzione in cui il soluto è presente in
quantità superiori al valore massimo che il solvente può contenere alle
condizioni di equilibrio termodinamico. Nel considerare lo stato di
sovrasaturazione il chimico Ostwald (1897) ha introdotto il concetto di
sovrasaturazione labile e metastabile per classificare rispettivamente le
soluzioni sovrasature in cui la nucleazione può avvenire o non può avvenire.
In termini
più semplicistici, una volta oltrepassata la zona di sovrasaturazione non
abbiamo ancora, inevitabilmente, la fase di nucleazione (ovvero l’iniziale
formazione di piccoli cristalli flottanti, che iniziano la precipitazione vera
e propria) ma sarà presente, una zona denominata metastabile, dove la
nucleazione non avviene se non indotta o in presenza di altri cristalli.
grafico
stadi di solubilità ©photo credit web
In acqua
marina i rapporti di concentrazione di calcio e carbonati/bicarbonati
(quantità) e le condizioni ambientali (temperatura e pressione) in cui si
trovano, sono già in uno stato di sovrasaturazione (metastabile), e quindi la
formazione del cristallo di carbonato di calcio è già termodinamicamente
possibile ed è rappresentata con la seguente reazione:
Ca2+ + CO32− ⇔ CaCO3 (1)
Dove tanto
più la soluzione sarà sovrasatura e tanto più la reazione (1) sarà
termodinamicamente spostata verso i reagenti (verso destra).
Questo particolare stato, porta dei vantaggi
alla biomineralizzazione corallina, in quanto risulterà favorita la formazione
di CaCO3 e quindi
all’accrescere dello scheletro corallino stesso. Mentre, viceversa, se torniamo
nella zona di sottosaturazione che abbiamo visto definita anche stabile, avremo
l’effetto opposto ovvero la reazione (1) si sposterà verso sinistra per
ripristinare l’equilibrio, e quindi avremmo una vera e propria dissoluzione.
Nella fase stabile la biomineralizzazione,
ovviamente, è fortemente compromessa.
Ecco il
motivo per cui un bravo acquariofilo dovrebbe riuscire a mantenere costanti e a
concentrazioni adeguate, gli elementi comunemente chiamati “triade”, andiamo a
vedere, quindi quali sono questi corretti valori.
Curiosità: il
precipitato bianco che si forma immediatamente se uniamo i flaconi del balling
è esattamente carbonato di calcio che mescolandosi si viene a trovare nella
zona “labile” e quindi comporta una nucleazione, crescita e precipitazione
immediata.
La
triade
Con il
termine “triade” viene normalmente indicata e sottointeso dagli acquariofili,
il parametro denominato KH oltre alla concentrazione di calcio e magnesio.
Sono da
sempre ritenuti i parametri responsabili della crescita dei coralli a scheletro
duro (ordine scleractinia) per i fenomeni descritti nei paragrafi precedenti.
Ma andiamo a
vederli nel dettaglio e scopriamo quali sono le loro caratteristiche e concentrazioni
ideali.
Il termine KH
è l’acronimo tedesco di “Karbonathärte” ovvero durezza carbonatica.
In pratica
esprime la concentrazione di carbonati/bicarbonati presenti in acqua, espressi
in gradi tedeschi (°dKH). Per avere un termine di paragone ogni grado tedesco
corrisponde ad una concentrazione pari a 17,8 mg/l di CaCO3.
Rappresenta
la parte “CO32− “della reazione (1)
Ca2+ + CO32− ⇔ CaCO3
(1)
Per quanto
descritto nei paragrafi precedenti, all’aumentare della sua concentrazione
abbiamo una forte spinta alla crescita dei coralli duri, talmente alta che se
la vasca non ha un buon livello di nutrienti, potrebbe portare a tiraggi e
quindi ottenere l’effetto contrario. Per lo scrivente rappresenta il primo
parametro chimico da tenere monitorato in vasca e assolutamente da evitare è lo
“swelling” ovvero le forti oscillazioni di questo parametro.
La sua
concentrazione in acqua di mare naturale è pari a 7°dKH, nelle nostre vasche
viene raccomandato un livello tra i 7 e i 10 °dKH ma personalmente preferisco
non oltrepassare gli 8 per i motivi precedentemente descritti.
In chimica una
soluzione di carbonati/bicarbonati è una tra quelle che si definiscono a “effetto
tampone”, poiché hanno la capacità di neutralizzare H+ e OH- senza comportare grosse
variazioni di pH. Per questo motivo, il parametro KH, è strettamente legato al
pH e anzi ne è fortemente dipendente, ma queste interazioni le vedremo meglio
nel prossimo capitolo di questo corso, insieme ad un altro parametro importante
che è l’alcalinità che molto spesso, anzi troppe volte, viene confuso con il
KH.
Il calcio è
un elemento chimico del II gruppo e quindi un catione bivalente, il principale
protagonista quando parliamo di scheletri, quindi sia corallini ma anche del
nostro scheletro umano.
Rappresenta
la parte “Ca2+ “della
reazione (1)
Ca2+ + CO32− ⇔ CaCO3 (1)
La sua
concentrazione influisce la reazione (1) esattamente come per il KH, e in caso
di forte deficit può causare stress e morte nei coralli.
La concentrazione tipica in acqua di mare naturale è di 420 mg/l mentre in
acquario si consiglia di mantenersi nel range di 380-450 mg/l.
Giunti a
questo punto, vi chiederete cosa c’entra il magnesio dato che fino a questo
momento, non lo abbiamo mai menzionato.
Il magnesio,
è il terzo elemento per concentrazione in acqua marina, inferiore solo al cloruro e al sodio.
In peso è
circa 3 volte il tenore di calcio ma se rapportato con i pesi molecolari
scopriamo che è ben 5 volte superiore al calcio (in altre parole per ogni
molecola di calcio ne esistono 5 di magnesio).
Questo fa sì
che questo elemento saltuariamente, si sostituisce al calcio nella formazione
del cristallo di aragonite o calcite e in base a quante volte viene sostituito
si può parlare di High o Low magnesium calcite/aragonite.
Ne consegue,
quindi che anche questo elemento viene consumato nella biomineralizzazione
corallina e pertanto deve essere in qualche modo integrato esattamente come il
calcio e il KH.
Il fattore
che maggiormente impatta sul rapporto di consumo Ca/Mg e il loro ratio stesso,
ovvero più è alto questo rapporto, e meno magnesio sarà inglobato nella
struttura cristallina. Su questo principio si basa di fatto, l’auto
bilanciamento dei balling a due componenti.
La concentrazione tipica in acqua di mare naturale è di 1280 mg/l mentre in
acquario si consiglia di mantenersi nel range di 1250-1350 mg/l.
[1]: Giuseppe
Falini, Simona Fermani, Stefano Goffredo: Coral
biomineralization: A focus on intra-skeletal organic matrix and calcification
[2]: Bryan
WH, Hill D. Spherulitic Crystallization as a Mechanism of Skeletal Growth in
the Hexacorals. Brisbane: University of Queensland Press; 1941.
[3]: Constantz
BR. Coral skeleton construction: a physiological dominated process. Palaios
1986;1:152–7.
[4]: Cuif JP, Bendounan A,
Dauphin Y, Nouet J, Sirotti F. Synchrotron-based photoelectron spectroscopy
provides evidence for a molecular bond between calcium and mineralizing organic
phases in invertebrate calcareous skeletons. Anal Bioanal Chem 2014;406:6021–33
Attribuzione foto e grafici
Department
of Earth Sciences university of Cambridge
Aragonite
Salsigne France” By Didier Descouens
Mullin
J. W., 2001. Crystallization. 4th edition, Butterworth-Heinemann, Oxford, UK
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